Come funziona il meccanismo delle sturtup?

Facciamola semplice: hai una idea che potenzialmente può rappresentare un business case innovativo ma non troppo altrimenti, se nessuno fa quello che vuoi fare tu probabilmente non troverai nessun finanziatore…e già qua. Devi fare qualcosa di nuovo ma che non stravolga troppo le regole del gioco… Vai a fare l’elemosina all’interno di diversi incubatori, diversi hubsss che raccolgono investitori che hanno voglia di “investire” i loro soldi. “Sottometti” la tua idea, o parte di essa, per richiedere fondi europei o statali.
Il punto è che devi essere abbastanza bravo da convincere il sistema (investitori oppure datori di fondi) a darti dei soldi per sviluppare la tua idea geniale (sottolineiamo la convinzione, ovvero l’azione di se-durre verso l’idea dove la forma è l’essenziale). Così funziona, in modo molto approssimativo, l’architettura delle aziende sturtup in occidente (talvolta ci sono percorsi alternativi che evitano fondi esterni, almeno inizialmente, e l’imprenditore mette i suoi soldi per primo e brevetta la base della sua idea e poi cerca fondi per finanziare l’opera, come al solito noi parliamo dei trends e non dei singoli casi, sappiamo benissimo che ogni caso può essere diverso dalla statistica, si chiama statistica infatti). Quindi gli sturtupper devono convincere per ottenere fondi, non iniziano già a risolvere un problema per validare l’idea, convincono altri, basandosi su idee, emozioni e conti a tavolino. Cosa ci fa capire questo meccanismo? Che la maggior parte delle sturtup in realtà non risolve nessun problema e che i fondi sono soldi buttati; potrebbe anche essere accettabile quando sono fondi privati (business angels o chi per loro che decidono di investire nello stronzo sturtuppista) ma il problema si pone quando quei fondi di investimento sono gestiti da enti terzi, che non posseggono il denaro, ma usano quello delle banche (ovvero dei risparmiatori ignari che hanno investito eventualmente in qualcosa rassicurati dalla banca). Fanno i froci col culo degli altri, come si dice in gergo tecnico, senza rischiare soldi propri e con l’etichetta sociale “fondi per la ricerca”, “fondi per lo sviluppo”, “fondi per la digitalizzazione” …etc…fatta l’etichetta presa l’inculata (la prende il contribuente senza saperlo appunto, anzi sorride perché il suono delle parole che descrivono i fondi è rassicurante e sorridente).
Macroscopicamente: se il fenomeno si limitasse a piccole scale e le aziende e industrie “normali” funzionassero in modo salutare, non ci sarebbero troppi problemi, in fin dei conti (considerando che l’industria di base strategica continua a funzionare, potremmo considerare che la ricchezza del paese è assicurata da quest’ultima) ma quello che succede è che le aziende strategiche di base si stanno silenziosamente spegnendo. Le si danno per scontato, si è andati a ribasso della base investendo tutto su un futuro incerto (incerto per definizione quale è il sistema sturtuppistico che è ben noto per avere un failure rate intorno al 90%), senza tra l’altro investire su forme energetiche a basso costo. È come se da un giorno all’altro un albero decidesse di prendere tutto il suo nutrimento solo dalle foglie trascurando le radici, alla prima sventolata l’albero casca.
Inoltre è interessante osservare come la creazione di nuove aziende funziona rispetto al passato: prima uno faceva un lavoro X, gli viene una idea di come risolvere un problema Y trovato nel lavoro X e si mette in proprio facendo la sua azienda partendo dal garage. Oppure semplicemente risolvendo un problema nuovo: possiamo tranquillamente pensare ai titani (oggi) della Silicon Valley oppure ai costruttori di auto degli anni ’20 etc.
Il fatto è: c’è un bisogno, io lo recepisco e creo qualcosa che sia utilizzabile subito e mantengo la mia azienda coi soldi che ricavo dalla vendita: direttamente e immediatamente.
La metodologia bacata delle sturtup invece, come i parassiti, è agganciata al meccanismo di elargizione dei fondi e succhia il nettare volgare per anni e anni senza creare veramente un valore aggiunto o riuscire a mantenersi con le proprie vendite. Creano una aspettativa, dei preordini, delle richieste che giustificano la richiesta di quei fondi, inoltre se diventano abbastanza grandi da assumere un numero considerevole di dipendenti riescono ad avere un potere di ricatto verso chi elargisce il danaro che è proporzionale a quel numero di dipendenti (possiamo pensare a Northvolt come a Lilium). Questa metodologia di fare “impresa” è fallace e a lungo andare estremamente lesiva poiché, oltre a indebolire le radici del sistema nazione/stato, poiché tende a non investire su industria di base strategica, ha un’efficienza di successo molto bassa e crea raramente del valore aggiunto. Quello che succede è che: si perde tempo (a tutti gli effetti, non è il tempo ad essere denaro ma è il denaro ad essere tempo, chi ha più denaro ha più tempo degli altri. Il tempo è l’unica vera risorsa).
Chiediamoci infatti il valore aggiunto di una fabbrica di “batterie” per auto elettriche: l’auto esiste già, e consente di spostarsi da A a B con costi contenuti. Se lo sviluppo di una batteria per auto elettriche fa raddoppiare il costo per andare da A a B ma io continuo ad aver bisogno di andare da A a B non c’è nessun valore aggiunto che giustifichi tale incremento dei costi. O meglio, il valore aggiunto sarebbe quello di non produrre particolato cancerogeno nelle città e, fin là, potrebbe anche starci ma se poi l’energia elettrica o costa 10 volte di più se fatta da fonti rinnovabili oppure costa uguale ma è prodotta da fonti non rinnovabili si è solo spostato il problema due volte…e quello soprattutto a carico dell’utilizzatore dell’auto elettrica che non si può permettere di pagare un veicolo il 30% in più per effettuare lo stesso task (andare da A a B). Il valore aggiunto economicamente (ECONOMICAMENTE) giustificabile sarebbe effettivo se il costo del veicolo elettrico fosse la metà (per dire) di quello termico oppure se potesse percorrere il percorso A-B in metà del tempo a parità del costo e via dicendo. OVVERO avere una PERFORMACE migliore!!!!! Se un sistema ingegneristico costa di più e ha una performance inferiore è una merda.
Nel caso di una mobilità elettrica, i costi di sviluppo di alcune tecnologie vanno non scaricati sulle aziende prima e sul contribuente poi (che ha bisogno della macchina per andare da A a B) ma la strategia va cambiata in modo da identificare le fonti più gravose di inquinamento (trasporto su gomma e trasporto pubblico su gomma) e agire di conseguenza appaltando autobus elettrici ad aziende che già hanno esperienza su sistemi simili cercando di minimizzare il costo diretto sui contribuenti. Se poi la tecnologia funziona si ripagherà da sola. Se invece non funziona non ha senso perseguire solo per volontà ideologiche. La mira va aggiustata, appunto, potenziando l’infrastruttura elettrica nazionale con l’aggiunta sostanziale di nucleare.
La performance e il valore aggiunto sono la chiave per un investimento, se c’è qualcosa che funziona meglio di un’altra si ripaga da sola in poco tempo, se serve un tempo lunghissimo non ci può essere un investimento (anche perché spesso le condizioni al contorno cambiano e alla lunga è difficile identificare un guadagno in modo chiaro se non osservando la crescita di un paese). In questa prospettiva la scarsissima crescita dell’Euroba è l’effetto di investimenti con basso ROI e le sturtup, nel palcoscenico statuario eurobeo (Euroba al ribasso), sono il sintomo di questa malattia.