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Opzione e mancanza dell’Opzione nel mondo di Val Soia.

    Quando la scelta diventa, nella sostanza, indifferente. MelaFono? o SamsUgo?

    In un mondo liberalizzato si crederebbe di essere liberi giusto? Liberalizzazione ha una grossa parte della parola libertà dentro, giusto? Sì, ma da che prospettiva?

    Per capirlo bisogna immergersi nel mondo consumer.

    Vuoi prendere un’auto? Ci sono duemila modelli comfort, deLux, smart, professional, entreprise, tra cui scegliere. Devi solo collegarti ad internet, consumare dati e, raffrontando i milioni di parametri con le centinaia di reviews del Tubo, arriverai dopo settimane alla tua risposta. A meno che semplicemente non guardi l’esterno dell’auto: che figa! Apposto. Oppure ancora meglio, scarichi l’app che ti dice quale modello scegliere in base al tuo profilo. Per ogni stufetta, aspirapolvere, frigorifero, trapano etc. sarà valido lo stesso. Così com’è valido per servizi ed app e, aggiungiamo, anche la ricerca del propr* partner  ideal*.

    Ma ogni prodotto è un’opzione fissa. Ovvero non sarai mai TU! a costruirti la tua auto come la vuoi, il tuo frigo, la tua casa, le tue app, le tue idee. Perché ti sarà sempre più conveniente fare un mutuo per qualcosa che qualcun altro ha già pensato per te.

    La barriera per dare forma intimamente al proprio mondo si è alzata enormemente tanto che le abilità pratiche ed immaginative delle persone sono calate drasticamente. Non è un caso che se uno volesse oggigiorno re-impagliare una sedia dovrebbe pagare 50€ a sedia (costo destinato a salire a causa dell’inflazione al 25%).

    Le opzioni esistenti, quindi, esistono nell’ambiente economico del mercato che premia la produttività. Ciò che NON è produttivamente conveniente non è vendibile perciò non esiste, non è una Opzione. Se la remunerabilità economica diventa l’unico parametro che determina il successo darwiniano di un servizio, ci possiamo aspettare che in quell’ambiente si sviluppino solo cose profittabili. Allo stesso modo quelle stesse cose profittabili, sbandierate come il risultato logico dell’evoluzione, sono solo risultato dell’adattamento alla sopravvivenza in un dato ambiente: ambiente cringe –> cose cringe –> ambiente ancora più cringe. Non si va sulla Luna finché non ci sia un motivo economico che giustifichi la spesa. Ora, chiedetevi quanta della Cultura umana è stata creata con questa prospettiva. Pensate!, se Dante si fosse chiesto a quale pubblico stesse scrivendo, se i propri lettori avessero apprezzato il suo lavoro, se l’Editor avesse fatto delle analisi di mercato per capire a chi e come vendere l’opera, cosa sarebbe venuto fuori?

    L’altra via, che va in voga da un decennio a questa parte, è il business delle leggi e delle aziende che seguono pedissequamente quella legislazione. Considerando che la legge è giusta per definizione, chi segue le leggi fa tutto giusto. Se la legislazione europea decide che bisogna spingere la transizione green, fa delle leggi apposite alle quali le aziende devono sottostare e chi non si adegua muore. Per cui sì, si segue ancora una sorta di selezione Darwiniana ma drogata da legislazioni che non necessariamente seguono le leggi della fisica (si veda soprattutto il secondo principio della termodinamica). Ma la Natura e la fisica, dopo un po’, tornano a battere alla porta principale. Ovviamente tutto ciò ha tempi di sviluppo di decenni e quantificare con previsioni adeguate è fondamentalmente impossibile o perlomeno non è lo scopo delle nostre divagazioni infondate e pretenziose.

    Se un servizio o una tecnologia fosse veramente vincente rispetto ad un altro, ci sarebbe bisogno di così tanta legislazione a forzarne la transizione? Probabilmente no. Quando venne introdotto il petrolio o il gas come fonte di energia rispetto al carbone fu perché il petrolio è una forma di energia più densa e conveniente rispetto al carbone.

    Ma se il cambiamento è imposto?: Cambiamo il decoder del televisore perché cambia lo standard (ma non era standard????); la benzina non va più bene dal 203X: tutte auto elettriche; basta caldaie a gas dal 204X, spegnere i reattori nucleari e mettere turbine eoliche e pannelli fotovoltaici green, siamo sicuri che sia veramente green la transizione?

    Se prima un frigorifero mi durava 30anni e oggi la classe AAAA++…+…+GBTQ* ne dura 5? O se per le norme di “efficienza energetica” bisogna buttare via la roba vecchia in sostituzione di roba nuova che dura meno e che diventa sempre più costosa e complicata da riparare (se non impossibile)? La complessità dei sistemi singoli non porta necessariamente ad una efficienza di sistema complessivamente maggiore. Non è semplice venir fuori con dei numeri verosimili, piuttosto c’è da chiedersi quanto i trend non siano semplicemente già prestabiliti, più per stimolare il consumo che per essere veramente green. Anche perché, se il progresso rendesse la vita meno costosa, com’è che col doppio della forza lavoro rispetto agli anni ’60 (ebbene la forza femminile conta eccome) oggigiorno non ci si possa più permettere una casa? Non è che forse, invece, gli stipendi si siano dimezzati (oppure il costo della vita raddoppiato) rispetto agli anni ’60 – ’70? Quindi che fa il consumatore? Consuma quello che gli viene dato da consumare e corre sulla ruota della produzione, si lamenta al bar ma poi resta tutto uguale.

    Ecco il liberalismo libera le aziende ma “instrada” il consumatore ingannando che la via intrapresa sia l’unica possibile. È libertà questa?, soprattutto se l’instradamento non è volontario ne veramente consenziente? Vi ha chiesto mai nessuno se volevate la digitalizzazione?

    L’effettiva presenza di milioni di opzioni tra cui scegliere annichila l’unica vera Opzione: scegliere per i fatti propri.

    In questo panorama la scelta tra una cosa o l’altra è solo possibile tra un certo numero di opzioni disponibili su un menù a tendina precompilato e chiunque lo sa e lo sperimenta quotidianamente. Molto spesso è addirittura “good enough” per un gran numero di cose ma se la vita diventa un menù a tendina? Creatività, istinto alla realizzazione, libero pensiero, quel thinking out of the box che può essere intimamente rivoluzionario, da Cicerone ai Dadaisti, vengono mozzati e soprattutto viene mozzato a priori, restando uno sterile leitmotiv da managers. Perché a priori? Perché è la sensibilità che viene persa. Sensibilità individuale a scorgere sotto alla sottana di Maya della società. Non ci sarà presto nessun modo, per chi sarà rimasto sano di mente, di riuscire a interloquire con l’altra metà (in senso dicotomico e non numerale) degli individui. Chi giudica se il giudice ha perso il senso della giustizia? In un mondo fatto di opzioni pre-confezionate non c’è nessuna libertà e nessuna capacità di poter discutere con calma e logica, manca la sensibilità alla mancanza di quella libertà. Ci siamo intrappolati all’interno di una macchina di Turing.

    Quindi cosa accade? Scordatevi le cattedrali. Si fa solo quello che è ragion Economica. Neanche più ragion di Stato. Tutto il resto non conta. Arte? Si vende?

    Non compriamo niente.