
Breve pausa dall’attualità.
Gli atei che preferisco sono quelli “razionali”, quelli che portano una tesi che è l’apice del tranchant: Dio non esiste, fine.
Minchia, come direbbe Voltaire. Non è che non ci credano o lo ritengano poco probabile. Non c’è, punto. Hanno controllato nell’armadio, in giardino, nel globo terrestre, nel sistema solare. Hanno temporaneamente assunto dei poteri divini per cercare bene in tutto l’universo, hanno alzato tutti i sassolini di ogni superammasso di galassie, hanno usato tipi di percezioni a noi sconosciuti e hanno infine accertato che Dio non c’è. L’universo è una scatola da scarpe per la loro mente che in batter d’occhio l’ha scandagliata ed è giunto alla definitiva conclusione.
Come non fidarsi di questo controllo accurato, di questo parere ultimo?
Ora, mi piacerebbe tirare in ballo il teorema di Godel, la perdita di informazione e le macchine virtuali per mettere in discussione la razionalità di questi razionalisti, ma è solo una premessa per giungere ad un punto che considero molto più interessante.
Da Roald Dahl – Il GGG (1982)
Sofia non riusciva a prender sonno[…]Nell’edificio regnava un assoluto silenzio; non una voce dal pianterreno, non un passo al piano di sopra. Dietro le tende, la finestra era spalancata, ma non si udiva né un passante sul marciapiede, né una macchina per la strada. Non si avvertiva il più lieve rumore; mai Sofia s’era trovata in un tale silenzio. Forse, si disse, questa è quella che chiamano l’Ora delle Ombre. L’Ora delle Ombre, qualcuno le aveva confidato un giorno, è quel particolare momento a metà della notte quando piccoli e grandi sono profondamente addormentati; è allora che tutti gli esseri oscuri escono all’aperto e tengono il mondo in loro possesso[…]Sotto l’argentea luce lunare la strada del paese, che conosceva così bene, sembrava completamente diversa. Le case apparivano sghembe, contorte, come in un racconto fantastico. Ogni cosa era pallida e spettrale, d’un biancore latteo.
Dall’altra parte della strada vide la bottega della signora Rance, dove si compravano bottoni, lana e elastico a metri. Ma anche la bottega sembrava irreale. Sofia lasciò errare lo sguardo più lontano. E improvvisamente si sentì gelare.
In questa ondata di neo illuminismo, di laicizzazione, abbiamo perso un concetto che era però ben noto proprio a chi la scienza l’ha scritta, il concetto del mistero, dell’ignoto. Si dava per scontato che l’universo, la realtà fosse un contenitore non finito(in-finitus, non limitato) di bestie e fenomeni, e che le conoscenze dell’uomo fossero una parte del totale, il cui confine fosse ben lontano dall’intravedersi.
Il bambino di cinque anni che ha paura del buio incarna esattamente quello spirito, quel comportamento naturale e come tale di valore, non certo da disprezzare e “correggere”: è buio, non so cosa ci sia, dunque ho paura e sto all’erta. Giusto. Ma poi arriva il padre che ha avuto qualche insegnante liberal di troppo, che ha guardato qualche tg di troppo, letto qualche sole24ore di troppo, e corregge il bambino: nel buio non c’è nulla perché io so che non c’è nulla.
Vuoi la propaganda laica spinta da chi morale non ne ha, vuoi le scoperte dell’ultimo secolo, vuoi i millennials e gli experts, la realtà pare diventata la cartina stradale di Burano: chiusa, finita, nota, si vede tutta in un unico colpo d’occhio. Gli scettici diranno che mancano un paio di numeri civici, ma tra gipiesse e gugol mapss ormai non c’ha più segreti. Un bignamino. La conoscenza è esaustiva, le incognite sono azzerate.
E allora, tronfi e compiaciuti, ridiamo di chi parla di alieni, di abissi, di altre dimensioni, di nuove forze fondamentali perchè -un po’ come gli atei razionalissimi- siamo così intossicati dalla superbia di sapere molte cose che pensiamo di saperle tutte. Abbiamo letto un libro di fisica, e andiamo a letto pensando di sapere tutto sull’atomo. Abbiamo visto un video riguardo a un ufo fasullo, e ne abbiamo tratto che in tutto l’universo non ce ne sono di reali. Abbiamo guardato un documentario sui vermi abissali, e sappiamo negli abissi ci son solo quelli. Se qualche marinaio nel 1800 ha disegnato un kraken..bah, sarà stato sicuramente brillo, filoputiano e pure novax! Lasscienza è chiara.
Questa condizione più che triste è soprattutto miope, perchè presuppone l’esaustività delle conoscenze umane. Ci comportiamo come semidèi annoiati, ma lo siamo veramente?
Il fatto è che la realtà e la fisica, come qui ripetuto più volte, se ne infischiano(sdegno fascista o indifferenza zen? non importa) della nostra opinione.
Per secoli l’Ignoto, il mistero, è stato rispettato e venerato, simbolo delle conoscenze non ancora acquisite, di terre inesplorate, e perenne monito della necessaria umiltà di fronte al non finito. Ci autoconvinciamo che l’orrore e i mostri siano categorizzati nelle serie di Netflix con locandina e percentuali di like e dislike, e che la paura sia non avere la casa secondo tutte le normative europee.
Rifuggere l’Ignoto equivale a rifuggere la realtà nella sua stessa essenza non finita, e rifiutare l’essenza di qualcosa ne pregiudica la comprensione.
Erano “frutto della fantasia” il gorilla, il drago di Comodo, l’okapi, il canguro, la piovra gigante, l’ornitorinco, il fuoco greco e pure il bosone di Higgs.
Quindi, questa notte mi addormento nella quasi certezza che da qualche parte, in un bosco, nell’ombra, nell’oceano, sulla luna, o chissà dove ci sarà quasi sicuramente qualcosa da far venire i capelli dritti a qualche razionalissimo terrestre troppo sicuro di sè.