
I giovani sono il futuro! Slogan progressista fin troppo sentito, ripetuto, blasonato, mantra della modernità. Ma visto che noi siamo puntigliosi come un monaco amanuense che sta ricopiando una elaboratissima miniatura ma a cui qualcosa non gli torna, un colore, forse una coda nascosta da qualche parte, un serpente! No! Sia Lodato il Signore ecco il satanasso!!!, abbiamo voglia di svangare a fondo questo ritornello che puntualmente ci ficcano nelle orecchie come la hit dell’estate che notoriamente fa schifo.
I giovani sono il futuro.
I giovani: ovvero chi ha un’età tra la pubertà e l’età lavorativa pre-matrimonio che si allunga fino a sostanzialmente i 40’anni. Quindi i giovani sono nello spettro tra i 13 e i quarant’anni. Restringiamo un po’ il campo per convenienza. I giovani sono quelli in età lavorativa entro il matrimonio: 18-40’anni. E già capiamo che ci si sposa tardi e i figli, se vengono, se vengono, vengono tardi.
Quindi il giovane è il portatore di energia fertilizzante, sì vero se preso in ottica futurista. Il giovane è distruttore prima di costruttore, sradicatore, asfaltatore. Ma cosa sono mediamente i giovani d’oggi? Non sono certo i futuristi arditi degli anni della prima guerra mondiale.
I giovani sono portatori della potenza del futuro. Ma hanno i giovani effettivamente capacità? Quale meccanismo di maturazione si è istaurato per farci credere che in quel futuro anticipato andrà tutto bene? Perché i giovani sono portatori del futuro in quanto futuro? Grazie al cazzo, i giovani crescono e ad un certo punto si trovano ad avere quei 40’anni di cui parlavamo. Qualcuno diventerà medico, virologo, imprenditore, politico, giornalista… Ma qual è il processo che li fa diventare uomini e donne? (sì, due generi, madre natura ne fa riprodurre solo due…quindi ce ne fossero altri si riprodurrebbero per spermatogenesi che non è un sistema di riproduzione umano).
Perché non potrebbero essere i vecchi ad essere il futuro?
Chi insegna ai giovani? Insegnanti disautorate dal sistema scolastico verso cui i genitori incazzati rigurgitano le loro frustrazioni infantili? Che metodo di insegnamento è non rispettare l’autorità dell’insegnante?
Sono i genitori ad educare i figli? Sono a lavoro! Presto, il mutuo, l’auto a rate, la pensione!…lavorare! Sono i nonni ad educare i giovani? Ehi nonno, ti faccio un video su TikTok! AH che figo!
I vecchi sono il futuro, ma il sistema li considera come peso morto, un rifiuto speciale da scaricare all’ospizio. Da insultare perché non sanno schiacciare il monitor nel punto giusto per mandare un whatsapp. Il sistema dichiara i giovani il futuro ma non da modo di educare o insegnare; escludendo i test a risposta multipla chiaramente.
Ovviamente il sistema li educa eccome i giovani!, ma non nel senso tradizionale del termine.
Il sistema educa i giovani ad essere degli esseri vaganti non in grado di trovare i loro punti di riferimento, se non in superstar youtube-ticktock-instagram. Il sistema occidentale educa alla disgregazione, allo sfaldamento del riferimento umano di verità che è la famiglia ed il suo cerchio, coi difetti che porta con se (si veda anche: Riferimenti inerziali). Il sistema smonta le certezze e al posto di esse mette sacchi vuoti che si riempiono progressivamente della merda che il sistema stesso offre sugli scaffali del all-you-can-eat.
Il futuro sono i vecchi, l’unica speranza di ritrovare un lume perso nella nebbia qualunquista del flusso di informazioni irrefrenabile che ingolfa l’intelletto di chiunque ne venga colpito. I vecchi ne sono immuni, i giovani sono vittima.
I polpi sono gli invertebrati più intelligenti, sorprendentemente intelligenti, hanno però un problema: non trasmettono la loro conoscenza alla prole, non “insegnano”. Ogni polpetto parte da 0.
Il progresso (progresso inteso come tramandamento della conoscenza dalla generazione precedente alla successiva, ogni idea di progressismo è esclusa dalla parola qua usata) si basa su quell’insegnamento. Salta il trasferimento di conoscenza tra una generazione e l’altra e ci ritroviamo ad essere dei polpi, a dover imparare tutto partendo da zero, con la difficoltà che il sistema-società influenza in modo massivo il piccolo polpetto umano. Polpetto che un giorno diventerà, a 40’anni, quell’adulto non cresciuto che, appena diventato il millantato futuro, si troverà ad essere passato.
L’unica speranza sono i vecchi!