
Il complottista viene sempre dipinto come una macchietta negativa. Ha torto, è ridicolo e da ridicolizzare, al punto tale da non godere nemmeno del diritto che si concede ad ogni categoria: ossia la presenza di individui buoni e di cattivi, di intelligenti e di stupidi. Al complottista tutto ciò viene negato, colpevole a prescindere. Questa è una mis-categorizzazione del complottista, in quanto il complottista in realtà fa parte dell’organico di un tessuto socio-cognitivo sano. In una società funzionante deve esserci il complottista come deve esserci una seconda opinione, come deve esserci un controllore, come devono esserci tanti altri componenti, ognuno è il piccolo componente di una bilancia assolutamente non banale.
Perché? E poi, perché il complottista esiste e fa il complottista?
Partiamo dalla gaussiana. In una popolazione normale dato il criterio “quanto questa persona crede alla versione ufficiale dei fatti” avremo una coda iniziale che ci crede ben poco e una coda finale che ci crede con tutte le scarpe. Le parti estreme di queste due code avranno una fermissima opinione a prescindere dalla realtà e da ogni discussione e quindi semplicemente non pensano, per definizione. Condividono la gaussiana della popolazione insieme a tutti gli altri gruppi: i complottisti, gli scettici, i moderati, i dubbiosi, i credenti..
1. Chi tende ad essere fiducioso sta esercitando la fede nel sistema, che è un meccanismo di feedback positivo.
2. Chi tende ad essere scettico sta esercitando la critica del sistema, che è un meccanismo di feedback negativo.
3. Come insegna la biologia, affinché un sistema sia bilanciato sono necessari entrambi i meccanismi. Yin e Yang, quando uno dei due smette il sistema va a rotoli.
L’alternativa al sistema con feedback positivi e negativi è il sistema tautologico, che si fonda e valida solo su se stesso, sempre in accordo, perfettamente allineato al proprio asse, misura e giudice universale. Quindi il controllo chi lo fa? Il controllo non possono farlo i controllori stessi, questa è una situazione che si è ripetuta più volte nella storia dell’uomo, e va sempre a finire male.
Sistemi privi di feedback negativo sono: il processo di fissione della bomba atomica, la dittatura, la distopia..se non volete forze contarie vi state mettendo su una Ferrari senza freni premendo l’acceleratore a tavoletta.
Come mai al complottista vengono queste idee, queste supposizioni?
Perché sta esercitando la dote innata dell’uomo di trovare degli schemi, delle spiegazioni, delle leggi, come fa il cervello dell’uomo dalla scimmia pensante, dalla scimmia con il senno di prima. Cerca questi pattern, cerca questi collegamenti, questi meccanismi e li rende espliciti fino a renderli utilizzabili e così via..
Il complottista non è che parta col desiderio di inventare un complotto o il desiderio di vedere un complotto, quello è l’estremista. Il complottista in realtà percepisce che c’è un meccanismo, che c’è un processo in azione e cerca di esplicitarlo molto semplicemente, sente che c’è questa cosa e vuole chiarirla, un po’ come quando Poirot se la sente che c’è un assassino, che c’è un movente xyz per il delitto e cerca di fare supposizioni che spieghino le osservazioni. Ovviamente “cerca di“, ovviamente non è una garanzia, è un processo imperfetto, quindi nel momento in cui si cerca di trovare un senso a degli avvenimenti che fino ad oggi è stato nascosto, alcune ricerche, alcune spiegazioni, alcune esplicitazioni di questi processi saranno fatte benissimo e altre saranno fatte male..i risultati che ha possono essere eccezionali possono essere così così e può anche prendere delle cantonate gigantesche, proprio perché come tutte le persone reali appartiene ad uno spettro di variazioni sul tema.
Il fatto che a volte un complottista(e magari non altri, attenzione) prenda una cantonata gigantesca non è e non deve essere assolutamente motivo di cassare quello che è un processo di autocontrollo che è assolutamente naturale sia nella struttura dell’uomo sia quando si fa della critica alla società. Tornando a Poirot anche gli investigatori possono essere visti come dei complottisti ma è giusto che ci siano e infatti il loro lavoro ha senso, poi ogni tanto ci saranno delle indagini che prenderanno delle cantonate pazzesche..questo non vuol dire che l’investigatore vada abolito o vada deriso, additato, schernito e quant’altro. E’ un processo che ha un certo grado di efficienza, un certo grado di casi positivi che sovrabilanciano quelli negativi e rendono quindi questa cosa sensata. Per fare un paragone con chat gpt..questa viene usata anche se ogni tanto prende delle cantonate pazzesche..eppure la usiamo e diciamo che è un oggetto rivoluzionario tant’è che siamo in grado di sorvolare le sue cantonate e guardare solo la parte positiva che si può ottenere..o sbaglio? Specularmente, la società ha bisogno di persone “positive” anche se ogni tanto qualcuno prenderà qualche cantonata per essersi fidato troppo. Yin e Yang.
“1984 non era un manuale di istruzioni”
Caro lettore, prova ora a pensare chi ha un legittimo interesse nel dipingere come macchietta scura il complottista?
Così come l’assassino non vuole Poirot tra le scatole, la componente tautologica del sistema sociale non vuole complottisti tra le scatole. Eliminati questi ultimi, la componente tautologica della società non trova più barriere e realizza il suo scopo ultimo, la totalizzazione del sistema.
Attenzione, non è necessario scomodare alieni grigi o oscure elites, la burocrazia, l’ottusità e il guadagno economico possono benissimo fare da soli, e allora la società può divergere senza rendersene conto, senza nessun grande piano alle spalle.
Silenziare tutti i Poirot, dall’originale a quello amatoriale facendo leva sul fatto che quest’ultimo sia un po’ approssimativo è il sogno di ogni ladro.
In un mondo ideale non ci sono ladri e investigatori, nel mondo reale è meglio tenersi vicino un grillo parlante, anche quello da due lire.