
Ovvero: Tra la popolazione i concetti stupidi si trasmettono più facilmente dei concetti intelligenti.
Premessa: Se non avete mai guardato il film Idiocracy dovete guardarlo.
Idiocracy suggerisce un mondo in cui l’idiozia si è propagata per motivi riproduttivi, nei decenni e secoli, fino ad affliggere chiunque. Ed in effetti ci pare di assistere a una repentina diffusione dell’idiozia, di false verità, di conoscenze e persone in versione stupida. Perché?
L’autore non si arroga la pretesa di aver chiarito a fondo il problema, però suggerisce una possibile spiegazione, una possibile via di propagazione della stupidità.
La spiegazione sarà più semplice per chi ha dimestichezza con i segnali e le misurazioni, gli altri faranno la veloce conoscenza degli amici Nyquist e Shannon. Potrei tirare fuori errori di quantizzazione, aliasing, roll off, eccetera ma noi parleremo di dettagli e sfumature, perchè in realtà la stessa comprensione di questo articolo segue esattamente il tema dell’articolo stesso.
Cominciamo. Una persona stupida o “grezza” percepisce il mondo con pochi dettagli e poche sfumature, e la struttura delle sue conoscenze accumulate sarà grezza, con pochi dettagli e poche sfumature. Una persona con una buona cultura avrà al suo interno una conoscenza[1] con molti dettagli e molte sfumature, e sarà in grado sia di percepire dal mondo sia di comunicare in modo più dettagliato e con un maggior numero di sfumature. In altri termini è come il proprio vocabolario: il semplice conosce poche parole, il colto tante. Vediamo quindi cosa succede quando si parlano due persone con due teste, una semplice e una complessa.
La persona semplice percepirà il mondo e le parole degli altri in modo semplice, avrà una conoscenza semplice, e comunicherà in modo semplice.
La persona complessa percepirà il mondo e le parole degli altri in modo complesso, avrà una conoscenza complessa, e comunicherà in modo complesso.
Il problema di fondo è che la semplicità di percezione ed elaborazione della prima persona faranno da filtro sia alle sua percezione del mondo esterno sia ai concetti complessi che la persona complessa tenterà di comunicargli, lasciando passare solo la forma semplice dell’informazione originale.
Tutto bene finchè si è tutti allo stadio a urlare “Goal!!”(realtà semplice, concetto semplice), ma cosa succede quando l’informazione da trasmettere è più complessa, ad esempio “quel politico lì ha l’apparenza di uno buono, ma in realtà è un furbone ammanicato”?
Facciamo un esempio usando un’immagine al posto di un concetto:

La prima è il soggetto visto da chi percepisce il mondo in maniera estremamente semplice: “cosa c’è nell’immagine? un cuore? non si capisce”

La seconda è vista da chi percepisce il mondo in modo medio/semplice: “è un bel viso sorridente, è amichevole”

La terza è quella vista da chi percepisce il mondo in modo complesso, ricco di dettagli e sfumature: “quello ha una faccia sorridente da gran furbone, devo prestare attenzione”. Infatti la persona complessa percepisce il mondo in modo abbastanza fedele, così:
(REALTA’ COMPLESSA)—–stimoli—–>|FILTRO|(REALTA’ COMPLESSA)
(CONCETTO COMPLESSO)-voce o scritto->|FILTRO|(CONCETTO COMPLESSO)
Invece per la persona semplice il filtro comunicativo si presenta ben due volte, la prima quando egli osserva un fatto complesso, che a lui appare semplice:
(REALTA’ COMPLESSA)—–stimoli—–>|FILTRO|(REALTA’ SEMPLICE)
la seconda quando la persona complessa tenterà di comunicargli il concetto, indicandogli la realtà e comunicandogli il concetto corretto(complesso).
A quel punto la persona semplice ri-osserverà la realtà e poi ascolterà la spiegazione complessa, con questi risultati:
(REALTA’ COMPLESSA)—–stimoli—–>|FILTRO|(REALTA’ SEMPLICE)
(CONCETTO COMPLESSO)-voce o scritto->|FILTRO|(CONCETTO SEMPLICE)
Questo perchè quando sia la realtà sia i concetti complessi quando arrivano alla mente della persona semplice vengono “filtrati” a una risoluzione più bassa, a un minor numero di colori, di sottigliezze; la mente della persona semplice non è abituata[2], non ha la risoluzione, la complessità necessaria per rilevare, decifrare e apprezzare i piccoli dettagli richiesti per la piena comprensione della realtà in oggetto. In un caso reale, l’immagine del furbone diventa questa conversazione:
Semp: Voterò per Schelly, è molto positivo e propositivo, mi fido di lui
Comp: Ma l’hai visto bene? Non mi fido di quel sorrisetto da furbone
Semp: Ma va, sorride perchè pensa al futuro, perchè è buono!
Comp: Per forza, è il tipico sorriso da furbone, per imbrogliare gli elettori
Semp: Io vedo una persona solare..
Comp: Santo Dio…ma non hai letto dell’inchiesta sui fondi neri e le armi??
Semp: No e ma cosa c’entra
Comp: C’entra che lui c’era in mezzo fino al collo, visto che era il segretario del partito non poteva non sapere dei giri di soldi! E poi zac, assolto proprio dagli stessi che hanno interesse a continuare la guerra con tutti i vari interessi collegati..
Semp: Ma lui ha detto che è contro le guerre
Comp: E cosa vuoi che ti dica per farsi eleggere?
Semp: Non capisco, perchè dovrebbe dire un’altra cosa?
Comp: Senti, io ci ho provato. Non votarlo, è un furbone.
Semp: A me ispira fiducia!
Vi suona familiare?
Questo filtro sociale è un’enorme problema per la diffusione dell’intelligenza e dei concetti complessi, che descrivono meglio la realtà e migliorano la qualità di vita dell’Uomo(anche salvandolo dai furboni). E’ inutile comunicare concetti complessi a tutti, è uno sforzo tanto più vano quanto più alta è la complessità di quello che si comunica.
Una possibile contromisura può essere quella di tentare, con molto tatto, di comunicare concetti sul filo del limite di accettazione o poco oltre, lavorando per così dire sul filo di Nyquist o poco più in là[3].
Come in un esercizio muscolare, come la mente che riceve calcoli impara via via a farli più velocemente, la mente che riceve concetti via via più raffinati e complessi comincia ad allenarsi in quel senso. E’ una palestra, con tutti i paragoni del caso.
Giunto a fine articolo, chi è a suo agio con termini come Nyquist, Shannon, aliasing, sampling, quantizzazione, risoluzione, range dinamico, profondità di bit, passabanda… mi vorrà perdonare se ho tenuto da parte i termini appropriati per usarne di molto più comuni e semplici: lo scopo dell’articolo non è discutere tra persone complesse ma di seguire la proposta dell’articolo stesso e comunicare a tutti qualcosa di leggermente più complesso dei soliti articoli da blog, un passo alla volta.
[1] Qui stiamo semplificando, per approfondire si rimanda all’articolo “La struttura della conoscenza”
[2] E’ un dato di fatto, non un peccato originale o una condizione immutabile. Si legga la fine dell’articolo per la possibile soluzione
[3] In teoria del’informazione e delle misure il limite di Nyquist viene classicamente considerato un limite assoluto, tuttavia secondo l’autore è un fatto molto interessante che in alcune condizioni si riesca in realtà a reperire dell’informazione anche poco oltre quel limite, che andrebbe quindi da considerarsi il limite sicuro e pratico ma non assoluto. Allo stesso modo in alcune condizioni la persona semplice può percepire e comprendere un concetto poco più complicato del suo limite, che è quindi pratico ma non assoluto.