Una ragazzina, forse di tredici anni, si avventurava spesso nei boschi vicino alla città in cui viveva coi i suoi genitori.
Portava sempre con se un libro, un thermos con il thé caldo, un coltellino svizzero. Una giacca verde militare, un po’ troppo grande per la sua statura, la proteggeva dal freddo dell’inverno e dalle zanzare d’estate. Un grande cappuccio mimetico le faceva scomparire il visino alla vista degli adulti.
– Non vai a trovare la nonna? – chiedeva la madre prima che la bimba uscisse di casa con routinaria distrazione.
– No – rispondeva sempre Cappuccetto – tanto è sempre attaccata allo smartphone.
La madre annuiva senza aver dato più di tanto ascolto a Cappuccetto.
La bimba usciva poi col suo zainetto carico calcandosi il cappuccio sulla fronte.
Come tante altre volte incontrava, all’inizio del cammino, persone che portavano a passeggio i propri cani. Uno sguardo a destra, uno a sinistra da sotto il cappuccio segreto, Cappuccetto prendeva il sentiero nascosto che solo lei conosceva. Proseguiva tranquilla, quasi alleggerita dal sapere che su quel sentiero non avrebbe trovato gente indiscreta e che solo la Natura la osservava. Sapeva che la Natura non fa domande stupide e fuori luogo.
Ma un giorno proseguendo vide delle impronte che non aveva mai visto.
Raggiunse il suo tronco caduto dove si sedeva, le sembrò tutto normale ma gli uccellini non cinguettavano. Tirò fuori dallo zaino il suo thé caldo e un libro. Ma non passo che qualche battito di ciglia che sentì un calpestio, si bloccò e tese le orecchie.
– Ragazzina, cheffai qua?
Lei si girò e vide il guardiaboschi.
– Questa è una zona proibita, non lo sai? – disse quello – Stanno venendo i tagliaboschi, quindi è meglio che te ne vai.
Ma questo è il mio bosco! Perché vengono a tagliare? – Il visetto della piccola si era scurito.
– Il comune – riprese l’omaccione – ha assegnato questo lotto ad un’azienda edile… – Fece una piccola pausa evitando di entrare nei dettagli legali che neanche lui conosceva. – Su altrimenti chiamo tua madre.
– Che ne sai chi è mia madre – sbotto Cappuccetto Camo.
– Eh … – rispose con un sorriso il guardiaboschi.
Dalle spalle di quell’uomo disonesto saltò all’improvviso una belva gigantesca, atterrò sul guardiaboschi e se lo divorò in un sol boccone. Il lupo nero si sedette accanto a Cappuccetto Camo che riprese la sua lettura stavolta sentendosi più tranquilla.