
La montagna come il mare ha l’effetto di riportare l’ordine e la priorità delle cose nell’accadere dell’immediato.
Tra le cime, in solitaria, non ha più importanza a che quota si è, 1700, 1800, 2000, 3000, si è sempre da soli con le proprie attrezzature, forze, pensieri, decisioni.
Il dirupo, il sentiero che si perde tra le rocce, il ghiaccio insidioso, sono lì, da sempre. Ma siamo noi uomini che decidiamo di misurarci, non con loro ma, attraverso di loro, con noi stessi.
L’immediatezza tra pensiero e azione umane e reazione del mondo circostante, privo di giudizio, è la congiunzione sacra tra anima pura e quella divina. La vicinanza al precipizio avvicina il viandante delle cime al guerriero vessillifero di giustizia al di là del bene e del male.
Ciò che è giusto fare lo si sente dentro, sfidare se stessi va bene, sfidare Dio o la Natura può portare oltre il limite. L’uomo giusto, il viandante delle cime sanno dove quel limite si trova.
Non bastano le parole, non basterebbero le immagini: non servono entrambe.
Ciò che c’è oltre può essere solo toccato con l’esperienza dello Spirito.