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Non manifesto.

Il nostro è un caso comune. Isolamento e Sympatheia.

Da ciò ne deriva la ricerca di qualcos’altro. Ricerca primaria in noi stessi ma, poiché di stare sulle colonne stilitiche ci si annoia e riconoscendo che l’Homo è Zoon Politicon, si cerca dell’altro. Partiamo comunque prevenuti sapendo che non lo troveremo. Di conseguenza non spasimiamo nel cercarlo.Noi siamo individui naturali ovvero riconosciamo le leggi della natura, rispettiamo quelle divine e guardiamo con sospetto quelle umane. Le prime sono indiscutibili, comunque uno la racconti le mele cadono dagli alberi. Un altro esempio da manuale è: non mi rompere il cazzo che io non lo rompo a te. Le seconde non le vogliamo discutere. Le terze sono discutibili eccome: perché consideriamo così importanti i diritti umani e non alla stessa stregua i diritti per l’insalata? Siamo di conseguenza degli estimatori delle forme di vita in tutte le loro manifestazioni senza togliere il piacere nel gustare dell’ottimo affettato o dell’agnello. Ripudiamo piuttosto qualsiasi atto perpetuato con sadismo e piacere della sofferenza altrui. Ripudiamo non solo azioni fisicamente violente e gratuite ma anche quelle verbali e psicologiche. Nello stesso tempo ce ne facciamo una ragione visto che la Storia dimostra che queste sofferenze sono all’ordine del giorno quindi meglio aver sofferto da piccoli che morire da adulti con lo sbiancamento anale. Ci piace pensare che la legge non dovrebbe entrare nelle case e determinare cosa uno possa fare o meno piuttosto crediamo che l’educazione risolverebbe molte cose ben prima dell’alfabetizzazione obbligatoria. Vuoi metterti la mascherina? Bravo, mettitela non ti dirò di non farlo. Ma non rompere il cazzo a me dicendo che è per il bene comune, la civilizzazione, la società, i più deboli e supercazzole gaussiane con plateau prematurato(come dite? non fitta più?).

Noi osserviamo l’accadere della Storia e non ci arroghiamo il vano tentativo di poterla controllare, però prendiamo nota, pensiamo, discutiamo. Compiamo azioni che non cambieranno la Storia ma noi sì. La nostra Religione non è fissata. Ci sentiamo cristiani perché apparteniamo a questa cultura e crediamo che preservare la Conoscenza degli ultimi 5 mila anni di storia circa (millennio più millennio meno) valga sempre la pena. E se essere cristiani significa preservare la cultura europea allora siamo cristiani. Non siamo invece politicamente europei. Infine, riteniamo che Dio possa essere sia morto che vivo allo stesso tempo. Non è ancora finita, ovviamente l’idea di cristianesimo a cui ci rifacciamo è un’idea mitologica, allo stesso modo quindi potremmo divinare Apollo e Diana, Afrodite e Marte, Giove e Athena. Mithra, Shiva, Kalì, Odino e via discorrendo. Potremmo ribadire alcuni punti tipo schieramento politico o cose del genere anche se non ci piace. Noi si pensa che la politica burocratica sia noia. Perciò ce ne dissociamo in toto così come da moltissime altre cose. Per avere un’idea si rimanda al Manifesto Mattonista, il quale ovviamente rinneghiamo in segno di apprezzamento. Non siamo per guerra e pace ma ci piace Tolstòj. La prima, componente della natura secondo Eraclito, la seconda, raro privilegio al proliferare di buone arti e cultura, guai a non farne uso perché di solito dura poco. E chi cerchi della logica in tutto ciò la troverà ma non certo in superficie. Infatti nel mondo moderno si trova in superficie sufficiente logica precotta e confezionata e se quella basta a saziarvi, vi invitiamo a guardare altrove, ai giornalisti a libro paga, agli experts.

Qua ovviamente non vi diamo risposte a domande e nemmeno facciamo le domande giuste, piuttosto mettiamo assieme pensieri prodotti dall’osservazione casuale della vita di ogni giorno, una serie di punti a caso che si spera portino a qualcosa. C’è chi dice, “per fortuna non sono nato in africa ma in occidente”. Noi ci dissociamo da partiti presi e soprattutto dai partiti. Anche perché l’erba del vicino è sempre più verde. La cultura popolare, così come i cliché, sono un’ottima rappresentazione del 68.27% della realtà umana, molto ne è escluso ma spesso è sufficiente per azzeccarci meglio che con complicatissime statistiche frutto della funzione automatica di excel anzichè della ragione umana. Possiamo ricordare che il prezzo di un oggetto non è il costo bensì quanto saresti disposto a pagarlo: la realtà può essere più vera se è falsa che non la vera verità. Chi comprerebbe un iPhone se costasse 30 Euro e se il nuovo modello non aumentasse periodicamente di prezzo ad ogni uscita? Noi prendiamo le parti dell’altra parte non tanto per un vero sentimento di condivisione o repulsione piuttosto per mostrare i controsensi di chi si dipinge come buono e logico: da un punto di vista intellettuale, prima di denudarsi e darsi al body painting sarebbe preferibile un anno di palestra seria. Stiamo dalla parte dell’Impero, non dei Ribelli, ma nello stesso tempo potremmo stare dalla parte dei Ribelli nel momento in cui l’Impero fosse considerato il buono e i Ribelli degli stupidi anarchici. Una parte di noi però continuerebbe comunque a simpatizzare per una forma di Impero.

Quando tutto pare ovvio e scontato a noi sale al naso un odore di fogna. Senza dubbio a qualcuno piace. A noi no. Non abbiamo la verità in tasca ma sappiamo che sta nel portafoglio e può essere contrattata.

Siamo nutrizionalmente, energeticamente, filosoficamente e tecnologicamente autarchici e riteniamo che una nazione o Impero che si rispetti debba essere in grado di sostenersi da solo e non succhiando da terze parti, giacchè quello è il comportamento dei parassiti. Diffidiamo degli esterni, soprattutto quelli che pretendono di esportare concetti e spiegarti come dovresti amministrare le cose a casa tua, quali tradizioni dovresti abbandonare, quali abbracciare da domani, cosa dimenticare e come intendere le cose. Il commercio e lo scambio sono cose che possono divertire e generare interessanti accordi ma ripudiamo la società mercantilistica in cui lo scambio è la base dell’esistenza stessa della nazione o Impero. Di conseguenza ripudiamo anche la società dei consumi poiché si basa sull’ingiustizia e sul dis-equilibrio con l’ambiente circostante, sulla posizione supina del consumatore e sull’esistenza delle losche figure che animano questo cupo circo, iva esclusa ovviamente. Per motivi noti solo al fato crediamo che la lavatrice, il frigorifero, l’aspirapolvere e l’automobile (e l’energia per farli funzionare) siano sia oggetti simbolo della follia moderna sia beni imprescindibili, indipendenti dall’esistenza di una economia dei consumi. Non è un caso che i frigoriferi moderni durino meno di quelli di una volta e che le lavatrici, sebbene i programmi siano aumentati esponenzialmente in complessità, facciano lo stesso lavoro o peggio. La complessità è incrementata senza ragione pratica e di conseguenza il prezzo l’ha seguita. Questi oggetti di oggi sono diventati praticamente non riparabili. Che ragione hanno dunque seguito, se non quella pratica? Quella del profitto, quella della sodomia consumistica, dell’effetto lisergico del marketing. Gli oggetti e i processi, invece di servire l’uomo, sono il mezzo delle multinazionali per farsi servire dagli uomini, o il mezzo di sostentamento degli sgaragac e dell’uomo-soya.

Noi crediamo che la tecnologia sia un ottimo giocattolo e una utile protuberanza del braccio dell’umanità, e come tale deve rimanere al suo posto. A noi piace qualsiasi tipo di cibo e pietanza, ci nutriamo di vegetali, carboidrati e proteine animali. Talvolta selezioniamo avocado, soya e tofu per cibarci del cuore del nostro nemico. Rigettiamo completamente cose fatte con insetti, finta carne, carne in provetta, olii vegetali vari e altri sgorbi del mondo di Val Soya (chi ha orecchie per intendere intenda). Per il problema della Soya rimandiamo al Manifesto Mattonista [Ndr].

Ci dissociamo dall’eccessiva serietà della gente che si prende troppo sul serio. Ovviamente includiamo anche noi stessi visto che ci prendiamo così sul serio da avere la speranza che qualcuno legga perfino attentamente ciò che abbiamo da scrivere. Con ciò vi invitiamo anche all’agricoltura. Anche noi ironizziamo sul moderno reputandoci post-classici e pre-moderni. Post-informazionisti e post-post ma beta-tester of the future ma soprattutto la generazione pre-Collasso, testimone ad occhi spalancati sia dell’apogeo icariano della civiltà umana sia la sua picchiata verso le rocce. Siamo consci di essere passeggeri su un treno in corsa contro un muro di roccia che non vuole frenare, saltare giù è rischioso ed è pane per spiriti audaci, sfracellarsi tuttavia è una certezza, cosa fare?

“Acceleriamo! Più veloci!” urla feroce il capotreno della LineaUnicaBruxelles “Smart-smerd-ifichiamo tutto!”, i suoi occhi lanciano lampi di faville e i muti passeggeri grigi muovono lentamente la testa un sordo assenso unisono.

In Hoc Signo è l’insegna polimorfica di ciò che vogliamo e non vogliamo. Il simbolo del mondo moderno e della sua antitesi. Non esiste dialettica, non c’è negazione. Solo contraddizione. Decostruzione con gli stessi sporchi mezzi della modernità. Una voce nel vuoto. Un capitello dorico posato su uno strato di cenere post atomica. Vessilli di civiltà oltre il tempo. Uno sforzo Zen per trascendere il Simbolo stesso.